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fido amico Cesarini, che aveva favorito venir da me di buon mattino, per concertare il sistema da tenersi per la divisione, che volevo effettuare con mio fratello del patrimonio comune, quando entrò Felicita tutta smaniante nella stanza, dicendomi, che l’Amalia, quale da due giorni aveva un poco di febbre, dopo aver passata una cattiva nottata, era attualmente attaccate da fiere convulsioni. Corsemo tutti al dilei letto, ed ob qual vista! quale spettacolo compassionevole il veder quella tenera creatura grondante di sudore agitarsi in mille varj modi, e con penosissime contorsioni! Sopraggiunse il medico, e le apprestò dei rimedi, che temporaneamente le calmarono le convulsioni, tentò estinguere la falange verminosa, che giudicava la causa primitiva, e potente della febbre, e degli altri mali, ma tutto fu inutile; dopo due altri giorni di si fiera malattia, interrotta da pochi, e rari momenti di minore agitazione, la mia Amalia, la mia cara speranza, il mio unico conforto nelle tribolazioni, che attorniavano il mio spirito, dovè soccombere,—


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