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LETTERA III.

Montelupo 20. Ottobre 1817.


N

on si era ingannato Eusebio nel pensare che la lettura della parte della sua istoria comunicatami mi avrebbe impegnato ad affrettarmi di sentirne la fine. Non indugiai molto a tornar da lui in ora sollecita dopo il mezzogiorno, a fronte del caldo piuttosto veemente, sapendo già che egli mai andava a riposare nel dopo pranzo; ed appena arrivato in sua casa, ove respiravasi un aria assai temparata, ricevute mille officiosità, e presi alcuni sorsi del più grato liquore della dilui vigna, gli dissi. - Perdonatemi, a pranzo da voi verrò in altro gioran, in questa mattina non potevo: andiamo, andiamo, lasciamo i complimenti. Io amo d’intendere il restante delle vostre avventure, ed ho per questo preso a soffrir questo caldo; non perdiamo tempo. - Si passò allora nel solito dilui gabinetto, ed egli si accinse ivi a contentarmi.