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vostra sollecitudine quei tratti di vera amicizia, che scambievolmente ci lega.

Quanto mi dite dei vasi di Etruria non mi giunga nuovo, perchè già ne aveva molto tempo addietro sentito parlare con onore dal vecchio Focione, steto grande amico di Cebete discepolo di Socrate, che diceagli averli colà veduti. Ed ora pol nel passaggio, che feci da Atene, combinai ivi un certo Aristippo di Samo, nomo molto istruito, qual diceva voler percorrere le belie contrade d’Italia per rivedere anche alcuni Pitagorici suoi amici colà stebiliti. E discorrendo dai Vasi di Etruria, mi narrò che fra vari scritti di Pitagora, che si conservano in sua casa, come monumenti di raro pregio, ve n’è uno, ove narra Pitagora alcuni suoi viaggi, e parlando dei bei Vasi Etruschi, dice espressamente, che in un paese sull’arno, distante da Alfea due giornate, se ne fanno elcuni per bere il vino assai graziosi, che son molto utili per le figure simboliche, e iscrizioni sentenziose, che hanno alla superficie, poichè facendosene uso