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168 zione in cui ero, per il che intesi nel tempio qualche bisbiglio. Appena poi restato libero, mi ritirai solo in una stanza, e mi avveddi, a spirito alquanto calmato, della grave imprudenza, che ero stato per commettere: pensai quindi di qui portarmi nella mattina susseguente, per dissipare maggiormente il mio livore, e riacquistar fortezza nel seno degli amici.
Temo per altro ― continuo Sofronimo ― che non potrò sempre contenermi. Amo troppo la verità, non posso adattarmi a fingere, ad autorizzare in modo sacrilego un culto ingiurioso al Dio vero, ed ingannare, e tradire a man salva il popolo tutto. Quando penso alla cognazione, alla ganerazione degli Dei, che debbo accordarmi a far loro chieder vittime, e sacrifizi, a mettere a prezzo i loro oracoli, le loro grazie ideali, e minacciare la loro vendetta, mi accendo di furore per l'onore del mio Dio, non vedo più lume ... Si, segua ciò che si vuole, voglio disingannare la troppo credula plebe! ... voglio ... Ah no, no, gridammo