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non mi aveva ciò fatto la minima impressione; ma ora che devo io direttamente presiedervi, avendo più motivo di pensare a quel che faccio, sono entrato in un orgasmo, e disgusto terribile circa alla falsità della religione, che si vuol professare. Io la credo erronea addirittura per la moltiplicità degli Dei, priva di fondamento, sostenuta dall’impostura, e addobbata di massime incongruenti, e di pratiche ridicule. Non muove a sdegno per chi è persuaso, come noi, dell’esistenza di un solo Ente supremo, infinito, onnipotente, di un unico Dio incognito, li dover credere, che vi son più Dei, e molti fra loro parenti! e il dover tributare i nostri ossequi a delle pietre, a dei legni portanti ad arbitrio le loro diverse immagini? Non è ributtante all’estremo il pensare, che gli originali di questi vani Idoli sono stati qui in terra fra noi, soggetti alle stesse nostre miserie, e parecchi macchiati delle stesse perversità, e sceleraggini degli uomini? Ed il far poi parlare questi Idoli a fantasia, a seconda