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ralc veneto, e poscia doge, Sebastiano Vcnier; e lo tenne finché visse presso di se, in memoria dell’uomo illustre ch’egli stimava; e, venendo a morte, legò alla Serenissima Signoria, la quale lo fece riporre nella Sala del Consiglio dei Dicci, ove rimase fino al cadere della Repubblica, ed orna oggidì uno degli appartamenti del palazzo ducale. Poco appresso egli condusse il deposito, similmente di marmo, del doge Nicolò da Ponte, che fu legalo della Repubblica al Concilio di Trento. Questo monumento, sormontato dal busto del doge, fu posto nella chiesa della Carità; ma ora non ne rimane che il busto e l’iscrizione, collocati amendue nel chiostro del Seminario patriarcale. E fu pure in quel tempo, che Alessandro scolpi per T aitar maggiore di San Jacopo la statua di questo santo, opera tenuta in mollo pregio. Ma nuovo e grandissimo onore fece la Repubblica ad Alessandro Vittoria nell’anno 1597. Il cardinalo Domenico Grimani, desideroso di lasciare di sé memoria alla patria, le aveva legali sedici antichi busti di marmo da lui comperati a gran spesa nello Stato Romano. Questo dono, già prezioso per sé, fu poscia accresciuto notabilmente da Giovanni Grimani, patriarca d’Aquileja, con una scelta raccolta di statue e bassirilievi, presso a duecento; e finalmente con altre dieci statue regalatele dal procuratore di San Marco, Federico Contarmi. Volle quindi il Senato che questa ragguardevole collezione fosse collocata degnamente; e a tal fine fece adattare ad uso di pubblico museo l’antisala della Libreria Marciana. Egli unì eziandio a co