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che si manifestava in grandiose opere pubbliche e private; e il nostro Alessandro, provatosi da per sè anche in questo esercizio, seppe in breve ciò che molti addestrati alla disciplina d’ottimi maestri non sanno. Perlochè, risoltosi il padre di lasciarlo seguire l’inclinazione della natura, lo allogò nella scuola d’uno scultore. Come si chiamasse costui c di quale valentia fosse nell’arte, pel silenzio delle memorie sincrone, non potremmo affermare. L’ignoto autore di alcuni cenni biogratìci intorno al Vittoria vorrebbe che questo suo maestro fosse stato Vincenzo Vicentini, sopranominato il Padovano, figlio di Giuseppe Vicentini incisore trentino, scultore assai distinto, che nell’anno 1554 fece in Trento quell’opera bellissima di marmo, la cantoria dell’organo in Santa Maria Maggiore; i di cui figliuoli Giovanni, Lorenzo e Giannanlonio vediamo in appresso lavorare appunto nell’officina del nostro Alessandro.
In questa scuola egli cominciò a pigliar pratica in sui ferri; e sebbene da principio imparasse soltanto a intagliare fogliami ed ornati, tale era anche in essi la purità del disegno c la finezza del tocco, che furono giudicali indizio di straordinaria potenza d’ingegno per l’età sua, e fecero presagire che avrebbe un giorno trapassati tulli i suoi condiscepoli1 e lo stesso
- ↑ Uno di questi era Giovanni Linzo da Trento, divenuto nnch’egli scultore esimio, e che avrebbe nell’arte rivaleggialo col Vittoria, ove la prematura morte, per causa di religione, in Lucerna non l’avesse Impedito (1559). Opera di lui è un Ercole che strozza il leone, gruppo eccellente, sulla fontana maggiore in Zurigo.