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— 80 — il valor suo nella scultura ( dice il Temanza ) lo manteneva in alto grado di stima, avendo egli in tal arte avvanzato ogni altro maestro»; e dal cui giudizio ( dice il Ridotti, suo contemporaneo, ) «dipendeva la città tutta, non solo nelle cose di scultura e d’architettura, ma anche di pittura.» Veniamo ora al motivo del sollecito dipartirsi di Alessandro Vittoria dalla sua patria città. 11 di 20 Dicembre di. quest’anno 1577, mentre Alessandro Vittoria trovavasi a Trento, si apprese fuoco iinprovisamente al palazzo ducale di Venezia; e perchè tirava un vento gagliardo, l’incendio crebbe in brevissimo tempo c si sparse lino alla sommità dei fìncstroni delle sale del.Maggior Consiglio e dello Scrutinio, che guardano l’uno sulla piazzetta, l’altro sul molo. Niun ajuto umano fu bastevole a campare quel luogo e il coperto della Libreria vecchia dalla distruzione. Perirono tutte le pitture fatte di mano dei tre Bellini, del Tiziano, del Tinloretto; caddero consumate od infrante le antichissime statue e tutti gli ornamenti di quel sontuoso edilìzio. Alla triste novella sopravvenne un messo speditogli da Venezia per sollecitarlo al ritorno. Alessandro incontanente parti colla famiglia da Trento; e giunto a Venezia, ivi rifece di marmo, con nuovo ed elegante disegno, gli ornamenti piramidali che sporgono sopra la linea del letto del palazzo ducale; c scolpi in pietra istriana le statue figuranti la Giustizia, per la prima finestra maggiore, dirimpetto alla Libreria vecchia, e la Venezia per quella di rincontro a San Giorgio maggiore, amenduc di misura gigantesca. E nel lavorarle Digitized by Google