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— 70 — affezionatissimo amico. Non concederemo dunque clic il nostro Vittoria, nel giudicare delle opere altrui, si lasciasse condurre da una.cicca passione, c fosse par* ziale cogli amici oltre il dovere, come il Temanza c il Ridolfì stimavano. Quest’ultimo, nella vita che scrisse del Palma, raccontando d’una tela di questo pittore nella chiesa dei Frari ( rappresentante il martirio di Santa Caterina), che non piaceva a quei padri, taccia Alessandro quasi d’indiscreto favore. «Il Vittoria, dice egli, che in ogni occasione era favorevole al Palma, fìngendo di non conoscere chi fosse P autore, si fermò a mirare quell’opera; a cui fecero cerchio molli di quei padri, querelandosi della poca riuscita; ma quegli, lodandola di parte in parte, con molla destrezza gliela rimise in grazia, si clic ne rimasero soddisfalli.» E per vero quel dipinto lo meritava. Dall’insieme di questi fatti raccoglieremo non per* tanto, che anche lo zelo, non discretamente usalo, produce dei mali effetti; che la deferenza per alcuno si piace di ristretti limili; che la critica, se non può farsi arrendevole alla boriosità e all’avarizia, deve però essere accessibile all’indulgenza e alla scusa. Ma ritorniamo ai lavori di Alessandro, ai quali, non senza cagione, abbiamo fatta questa breve intramesso. Sembravano già dimenticale coleste spiacevoli differenze coll Alicnse, quando Alessandro pose mano al lavoro d’un ampio pezzo di marmo, onde trarne l’ornamento della magnifica iscrizione posta dalla Repubplica Veneta a ricordare la venula in Venezia di Enrico III. re di Francia. Grande fu la gara degli artisti Digitized by Google