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— 03 — curiosamente lo domandò, clic cosa si portasse sotto il mantello. Lo Schiavonc facea prova di celar due quadrelli, che a vilissimo prezzo era solilo vendere ai rigattieri; ma Alessandro volle vederli, e trovatili buoni, li comperò a prezzo assai più largo che il pittore non richiedesse; e lui con gravi e sensate parole confortò ad avere più fiducia di sé e delle proprie forze. Il Vittoria, quanto era animalo da zelo generoso c da sentimenti di giustizia per ogni soda virtù, altrettanto estimava altamente lutto quello che veniva dalle mani di eccellenti ingegni. Facea dovizia dei loro disegni, modelli, dipinti e incisioni, e più di ritratti d’uomini di gran fama; nè a cure nè a spese perdonava per appagare questo desiderio, al quale pareva che non potessero bastare i guadagni procacciali con l’arte e l’assiduità. Dopo la morte di Dietro Aretino, fece egli acquisto d’un quadro capricciosissimo e bello assai di pittura, che ad esso Aretino era stato donato dal pontefice Clemente VII; c questo era il ritratto di Francesco Parmigiano, di mano di Lui medesimo, fingendosi dipinto in uno specchio; -ritratto, che il Vittoria nel suo testamento legò all’imperatore Rodolfo, dicendo ivi, che da questo e da suo padre Massimiliano era stato desideralo tanto tempo. Aveva Alessandro un’affezione particolare per le opere di questo dipintore, perchè dava alle suo ligure una certa venustà, dolcezza e leggiadria nelle altitudini, che fu sua propria. Il che rileviamo eziandio da quanto ha notalo il Vittoria nelle autografe sue Memorie; ove si legge, com’egli nel 1558 dal miniatore vicentino Ballista PicDigitized by Google