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— 47, — di tempo in tempo lor vennero approsso, scultori e squadratoci di merito, L’eletto numero di buoni artefici elio usci nel secolo decimosesto dalla città nostra ci ha condotti a pensare e ad ammettere che quivi allora vi avesse una scuola di disegno e di scultura; c che da essa il Vittoria, pel primo, trasse i rudimenti dell’arte sua. Senza di ciò, mal sapremmo spiegarci come il Vittoria, pel breve studio di poco più di due anni nella scuola del Sansovino, avesso potuto formarsi uno stile di tale eccellenza, quale già palesano le opere sue di quell’epoca, il bassorilievo nel palazzo degli Arnaldi in Vicenza e le figure dei quattro Fiumi. L’illustro Canova, ai di nostri, in quella stessa Venezia, dov’egli stette fin oltre ai vent’anni d’età, annunziava bensì con l’opere sue la tempra del nobilissimo ingegno, ma a svilupparlo fino alla perfezione era mestieri il soggiorno nella eterna Roma. Qual differenza dalle statue del Memmo e del Poleni, a quelle sue tante c immortali che il mondo sa! Ripeteremo perciò francamente la nostra asserzione, che gli studii della vita prima e gli clementi avuti in Trento abbiano aperta ad Alessandro Vittoria quella via luminosa, che gli insegnamenti del Sansovino e il suo proprio genio gli fecero poscia percorrere. Questa considerazione e l’ordine continualo ci conducono direttamente a toccar qualche cosa intorno alle opere di scarpello, che di quel secolo abbiamo in Trento. E comincieremo col nominare i graziosi puttini in pietra di corretto disegno, ch’ornano alcune porle di edifizii privati in questa città, e la fonte del Digitized by Google