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l’una.» Ma più circostanziata e precisa ci sembra la descrizione che ne fece il Temanza: «Nella chiesa dei Frari, dice egli, Alessandro fece di stucco una gran tavola dell’altare del procuratore Girolamo Zane, con la Vergine assunta, circondala da angeli, e sci figurone di santi, alcune di mezzo, ed altre quasi di lutto rilievo; che non polevasi vedere cosa, che lor fosse paragonabile in disegno, diligenza e perfezione. Sopra il frontespizio vi fece due maestose Sibille, con le pieghe dei panni grandiose e facili, con bellissime arie di leste, e un putto nel mezzo, pur esso perfettamente condotto. Sopra piedestallo, nel mezzo dell’altare, vi collocò una statua maggiore del naturale, di San Girolamo, da lui scolpita in marmo, risentila alquanto nei muscoli, nella maniera del Buonarroti, con bellissimo leone ai piedi. L’aria della testa non può essere più nobile, perchè spira senno, santità, divozione. Sono cosi bene spiccate le gambe e le braccia, che sembra come impossibile che si possa traforare il marmo in colai guisa c con tanta franchezza. In somma, questa statua è condotta con tanta intelligenza, che ella sola basterebbe a caratterizzarlo per eccellentissimo artefice.» Di quest’opera insigne altro non resta che due di quelle figurone, collocate però in due nicchie, cosicché non ispiccano punto agli ocelli dei professori; e sono tuttavia sì belle. Nelle cose della scultura, non altrimenti che in quelle della pittura, le opere anche più belle non mostrano mai quello che sono, se non hanno il loro ragionevole silo e lume. Laonde talvolta la statua acquista pregio anche dalla sua nicchia. Quanto Digitized by (