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— 51 — ritenere bellissimi anche prima ch’ei li sbavasse e ri* mondasse coi martelli e col cesello. Fu nel detto anno 1502 che Alessandro Vittoria comperò il piede sinistro della statua del Giorno l’alta da Michelangelo Buonarroti in San Lorenzo di Firenze; ciò che ricordiamo onde trarne novella prova di quanto egli venerasse le opere dei grandi artisti, e segnatamente di colui, col quale era forse il più degno competitore. Certo che, se fra le opere di scultura di quel secolo volesse esser fatto un utile confronto, per trovare quali artisti avesser comune il genio ed il gusto dell’arte, ciò non potrebbe seguire con più successo che tra le opere scolpite dal Vittoria c dal Buonarroti, Sebbene questo artefice fiorentino avanzi lutti gli altri in potenza e vastità di sapere nelle tre arti sorelle ad un tempo; e quelle in iscoltura lo mostrino così divino e terribile nell’esprimere energicamente e in varie guise atteggiala la forza muscolare e nervosa, tuttavia egli difettava quasi costantemente di quelle grazie che guidavano la mano ed il cuore del nostro Vittoria e le opere di lui resero singolarissime. Negli ultimi mesi di questo stesso anno o nei due primi del successivo, Alessandro fece di stucco, nella chiesa dei Crociccbieri, poscia dei Gesuiti, due figurone alte sei piedi l’una, rappresentanti Sant’Elena e Santa Barbara, che il Vasari disse essere mollo belle, ma che, soppressa quella religione, probabilmente perirono. E per la scuoia di San Fantino, da esso compiuta per volere del Sansovino, fece un altare, tutto di pietra di paragone, e l’ornò di bellissime figure di Digitized by Google