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— 28 — clic* la plastica è opera meno lunga della scoltura, e trova perciò assai più facile impiego agli artefici che la professano, quindi Alessandro fece copia si grande di tali opere, che il volerle semplicemente noverare, riuscirebbe racconto lungo e tedioso anche ai più tolleranti indagatori delle sue opere.» Laonde staremo anche noi contenti a riferirne alcune che, sia per grandiosità sia per grazia particolare di lavoro, meritarono l’ammirazione degli intelligenti. Quantunque Alessandro in cotesto genere d’arte superasse di gran lunga gli altri, e tutti i sommi architetti gareggiassero nel procurare olle loro fabbriche l’ornamento dell’opera sua, tuttavia egli non isdegnava di associare le proprie fatiche all’altrui, dando per tal modo occasione di imparare i segreti e le maniere, con cui egli solo era giunto in quell’arte alla perfezione: documento illustre contro quel vizio dell’invida gelosia tanto comune agli artisti. Cosi, quando Alessandro adornò di stucchi il solfino della sala delle quattro porle nel palazzo ducale, e quindi le scale della Libreria di San Marco., aveva in compagnia il plastico Bombarda, e Giulio di Marco Leone. E allorché nel 1557 fece la nappa nel palazzo del Trevisano e lavorò quegli stucchi, dei quali dicemmo, aveva consorti nel lavoro Francesco del Salò (che abbiamo gran ragione di tener nativo d’una lerricciuola vicina a Trento) e Baldassare, più noto sotto il nome del garzone di Pietro da Salò. E nel palazzo Erizzo a San Lanciano, poco fa atterralo, lavorò Alessandro molle cose dello stesso artifizio in compagnia di Paolo Calieri, chiarissimo pittore veronese, pur egli plastico Digitized by Google