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— 22 — In quest’anno egli ebbe lettere da messer Giorgio Vasari, colle quali il pregava di procurargli sollecitamente alcuni disegni fatti dal naturale delle principali città e castella del Tiralo. E ben si trova che il Vasari li ebbe e se ne servì nelle magnifiche dipinture ch’ei fece nel palazzo del duca Francesco dei Medici, in occasione delle nozze di questo principe con Giovanna d’Austria; ma non si trova egualmente di quale disegnatore Alessandro si sia servito, o se pure egli siasi a quest’uopo recato in patria. Il che difficilmente potremmo credere; imperocché, in tutto quest’anno 1555 fu occupatissimo nell’eseguire diverse statue pel deposito di Alessandro Gonlarini, procuratore di San Marco e stalo provveditore dell’armata veneziana; deposito architettalo dal Sammicheli nella chiesa del Santo di Padova. In quest’opera ( della quale il Milizia diceva di non sapere se altare o cappella o sepolcro debba nomarla, ma clic vien riguardata a ragione siccome mole grandiosa e magnifica ) si ammirano di mano del Vittoria due schiavi con membra muscolose c risentile, posti ivi all’uffizio di cariatidi o telamoni, in adatto movimento; la statua della Fama, quella del fiume Brenta, ed altre figure tutte di pietra, cosi vive che, quantunque vi siano messe fra i capolavori del danese Calanco, si distinguono a preferenza. Questo deposito, che il Vasari chiama bellissimo c ricco d’ornamenti e di composizione soda, ridotto a termine solo nell’anno 1558,*sta inciso nell’opera delle Fabbriche del Sammicheli e in quella dell’Alberloli; e la Fama e i due schiavi si veggono anche nell’opera: Storia della scultura del Conte Cicognara. Digitized by Google