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— 18 — da principio fosse quest’opera dagli avversari di Alessandro biasimata, essa gli acquistò nondimeno nell’universale la riputazione di buon architetto. Murò quella fabbrica con la facciata in due ordini, dorico e jonico; vi fece delle statue molle e i bassi rilievi delle interne pareti, che fanno quasi corona alla bella statua di bronzo rappresentante Tommaso Rangonc, che il Sansovino volle formare egli stesso, onde mostrare quanto si compiacesse delle altre plastiche ch’ivi sono, e della fabbrica stessa, tutta di mano del suo discepolo c amico. Poco appresso il Vittoria scolpi, eziandio per commissione del maestro, quel bel cammino di marmo, lavorato con sottilissimo intaglio, ch’orna la sala detta della Bussola nel ducale palazzo. Ma è tempo di considerare il Vittoria nelle imprese in cui non seguì che i proprii concetti. Come il giudizio più vero d’un uomo risulta quasi sempre dalP esame c raffronto delle sue opere; così la vita degli insigni artefici si riduce il più delle volte all’istoria delle principali loro fatiche artistiche, delle occasioni di esse, della condizione del tempo e della terra che li vide nascere o li educò, delle maggiori o minori difficoltà superate per riuscire a buon line. Laonde anche noi, nel tessere la vita del Vittoria, dopo il giro di presso a tre secoli, ci atterremo principalmente al novero delle sue opere che più lo raccomandano alla memoria e all’ammirazione della posterità. Già poco dopo il suo ritorno a Venezia (cioè ai 26 di Luglio dell’anno 1553) prese a pigione la casa di Antonio Navagero in calle della Pietà, dove è ora il Digitized by Google