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— 108 — dell’architettura egli avesse talvolta ecceduto negli ornati e fatto qualche abuso di principi*! e d’ingegno: non si potrà mai apporre questa esagerazione a gusto meno che puro, o a povertà di giudizio (perchè tutte le altre sue opere di scultura sono prove irrefragabili del contrario) ma piuttosto al soverchio amore del buono, che l’ha sedotto a passare il segno del vero. E infatti, i pregi delle opere del Vittoria nella scultura sono cosi sublimi, clic difficilmente potranno essere superali: aggiustatezza di disegno, grazia c bellezza di membra, morbido e ben ricerco ignudo dei muscoli con tutte le avvertenze dell’anatomia, movenze leggiadre in uno e fiere; nelle femmine membra carnose e tonde, nei putti aria dolce e serena, un muover di leste e un volger di panni naturalissimo; pieghe bene scelte, non deformi avviluppi o sventolamenti, che le tante volle nelle stesse statue dei grandi maestri s’incontrano; traforo meraviglioso del marmo, e finitezza che non fa travedere lo sforzo dell’arte; c finalmente tale verità ed espressione, che ad esser vive non manchi loro che l’alito e la parola. Ma proseguiamo a considerare Alessandro Vittoria nel viver suo. Giunto all’età provetta, non rallentò in esso il fervore per le arti, nè si riposò sulle palme mietute. Una volta al mese egli conveniva coi principali artefici di Venezia, o li invitava presso di sè, convertendo in quel dì la modesta sua casa quasi in un’accademia. Non parlava di sè e delle opere sue, o ne parlava rimessaniente. Assiduo lodalor degli antichi, era parco di encomii ai moderni, clic sembravangli venir meno nel buon Digitized by Google