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Te volle il gran Macedone fra l’armi;
Onde agli accenti tuoi fe plauso allora
Grecia non sol, ma l’universo intero.
Il carro trionfal quindi, che trasse
110Dietro a se cinti di catene, e mesti
I Greci tuoi già debellati in guerra,
Tu pur seguisti, e il vincitor Romano;
E certo allor benchè dogliosa in volto
Fra i Genj alti di Roma ah tu sperasti
115Nobil fede trovare, e di te degna;
Ma oh quante volte il dolce Attico suolo
Rimembrar tu dovesti allor, che Roma,
Roma benchè d’Eroi, benchè di Vati
E d’Oratori eccelsa madre incerta
120Errò fra il Peripato, errò fra Stoa,
E frà l’Epicurea stolta famiglia;
Pur delusa in tua speme, e dai guerrieri
Figli di Marte sol di stragi ardenti,
E d’impor leggi al debellato mondo,
125Lasciata fra gli ameni ozj beati
Or dell’aprica Tusculano, e d’Anzio,
Ed or dei Lucullei orti superbi
Fra l’altere delizie: dal Tarpeo
Forse d’un guardo non degnata unquanco,
130Se te dei giorni il fuggitivo volo
Alquanto a ritardare, ed il confuso
Anno a compor coll’armonia de’ cieli
Cesare non chiamava. In mezzo a Roma
Non curata dai Padri, in tua sventura
135Mesta così sedesti, ove novella
A tua natia beltà luce speravi;


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