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O terraqueo Pianeta, o sede eletta,
In cui d’un Dio l’opra più bella splende,415
La meraviglia di natura, l’Uomo.
Ah sì su te dal vortice degli anni
Rapita, e spinta la progenie umana,
Passa, e ritorna ognor; tu nelle leggi
Che il Fabro immenso in sen t’impresse, immota420
Eternamente stai; ma dove or sono
L’ampie Cittadi, e i Regni, ove gli orrendi
Bellici moti, che le menti eccelse
Agitan dei Regnanti, onde repente
Fia che pianga sconvolta Europa intera?425
Angli, Galli, Germani, e o Voi gelati
Dell’Odrisio Tiranno alto spavento,
Nordici abitatori, o della vasta
Atlantica marina, o dell’Europa,
Dell’America, e d’Asia arbitri e donni.430
E dove or siete? Ah che un confuso io veggio
D’insetti ammasso disputar dei regni!
Ma già il tetro splendor di Marte in ampia
Orbita errante intorno, al Sole al guardo
Mi si offre. Ah questi è il Dio, che guerra e strage435
Porta talor fra i miseri mortali.
Alma Madre d’Amor, tu che a tuo senno
Volgi quel Cor superbo allor, che asperso
D’atro sudore il truce aspetto, e d’empie
Stragi fumante ancor l’accogli in grembo,440
Tu placa l’ire sue, e tu il ritarda
Fra le amorose braccia, onde ei non scenda
Su la misera Europa a sparger sangue;
Ma quai disciolgo non intesi accenti
Che quasi nebbia innanzi ai Rai del Sole445