Al portamento, ai panni. Al fianco assisa 200Di quel genio immortal, che osò primiero
L’armonia violar delle sognate
Ruotanti sfere, e disgombrare i Cieli,
Tu seco allor delle quiete notti
Entro il dotto silenzio meditasti 205Il mondial sistema, che per lui
Scosse le antiche fole, onde era ingombro,
Innanzi a te di Verità si cinse.
Sotto il gelido Artoo Cielo poi crebbe
Fra i gravi studj tuoi del gran Cheplero 210L’alto maestro, e di color, che sanno,
Il Danefe Ticone. Egli l’antico
Ptolemaico dei Cieli ordin compose
Colla vaga armonia Copernicana:
Tolse la terra al curvilineo moto, 215E al prisco immaginato ozio tornolla;
Pure imperfetta ancora, ancor fanciulla
Osservazione al fianco tuo sedea.
Allor che alfin quel tuo gran lume apparve
Dell’alma Flora in sen, quello cui debbe 220Gallia i Cassinj suoi, Anglia i Newtoni,
L’immortal Galileo. Tinse Natura
Improvviso rossor, e le solari
Macchie cuoprire invan tentò d’un velo.
Ei t’armò il fianco d’animose penne, 225E coll’industre Telescopio, ond’egli
Assalse il Ciel non più tentato in pria,
E gli azzurri ne aperse ardui sentieri
Degli astri al regno i voli tuoi diresse:
E dalla bella Etruria mia, che nuovo