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Giorgio ed io viviamo fraternamente, quando non siamo alla gran guardia, in una capanna dove abbiamo persino una finestra con vetro e tendina. Dai lati dei telai passa uno spiffero indiavolato, ma questo contribuisce ad aereare l’ambiente. La capanna è cosi vasta, da accogliere ben quattro giacigli, tutti sollevati da terra, come se avessero la presunzione di parere letti. Quando dormiamo abbiamo il soffitto a un palmo dal naso. Due giacigli sono per me e Giorgio Querci, e due per i nostri attendenti, Gaspari Nicola di Ascoli Piceno e Gaforelli Lorenzo di Bergamo, i quali meritano una lettera a parte, per essere degnamente celebrati in tutte le loro virtù, semplici e prodi, buoni e fedeli, due veri e perfetti soldatini italiani. — In riserva la vita non è molto variata. La vita militare del campo si riduce al consueto servizio di sicurezza, al rancio, alle «corvées», un po' d'istruzione ai soldati, qualche rivista, quasi come in caserma. Siamo a pochi passi dal nemico, e la guerra sembra lontanissima. S'inganna di molto chi crede che in prima linea di fuoco, almeno li, la guerra si veda. Chi si figura grida, fucileria, si è fatto della