in automobile il Re, il generale Cadorna, il
generale Porro, l’onorevole Salandra e l’onorevole
Barzilai. Di là partimmo in una cinquantina,
stivati coi nostri bagagli in quattro
furgoni automobili, sballottati e squassati come
battagli di campane nel giorno di Sabato Santo.
Sulle bottiglie di certe medicine c’è scritto:
agitare prima dell’uso. Io non so ancora come
saremo adoprati, ma sta pur tranquilla che
siamo stati agitati abbastanza. In automobile
abbiamo costeggiato per qualche tempo l’antico
confine, del quale abbiamo avuto agio
d’ammirare tutta l’assurdità, e frattanto per
la strada, tra le scosse e attraverso il polverone,
potevamo intravedere un febbrile movimento
di soldati e di carri scortati, di batterie
in marcia, tutte coperte di fronde verdi.
Ogni tanto si trovavano le tende di qualche
accampamento, e, accanto, un numero sterminato
di cavalli in fila, alla cavezza, con le
loro groppe d’ogni colore, pascolanti con un
gran divincolio di code. Percorriamo le retrovie,
ossia una delle regioni più importanti
della zona di guerra, le arterie della vita dell’esercito, come le chiama il generale Cadorna.