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mento di soldati, è caduta una quarantina di granate, di cui soltanto cinque o sei sono scoppiate, senza recare il minimo danno. Presso la nostra trincea ne sono cadute una ventina, di cui una sola ha colto nel segno, ferendomi un soldato e spezzando un fucile. Adesso siamo arrivati al pomeriggio. Sulle nostre ali s’è impegnato un fuoco di fucileria violentissimo e rabbioso, mentre l’artiglieria continua l’opera propria. Poco sappiamo di quel che accado presso di noi. Io ho mangiato poco fa, ho scambiato qualche parola e qualche biglietto con gli ufficiali dei due plotoni che ci fiancheggiano, Maltagliati del primo e Viviani del terzo. I miei soldati sonnecchiano, l’attesa si prolunga, e ho pensato di cominciare a scriverti, nella speranza che il tempo non mi manchi per dirti almeno una parte dei pensieri e degli affetti che mi traboccano dall’anima per te, mamma mia.

Sono tranquillo, perfettamente sereno e fermamente deciso a fare tutto il mio dovere, fino all’ultimo, da forte e buon soldato, incrollabilmente sicuro della nostra vittoria immancabile. Non sono altrettanto certo di vederla