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mente agli incarichi del maggiore Boschi. Scrivimi che cosa diavolo fate costà, che impressione t’ha fatto la vista d’un letto vero, d’una stanza da bagno, d’un W. C. col pull. Ricordati di mandare il citrato a mia madre, la quale mi ha scritto ieri una lunghissima e bellissima lettera. Qui nulla di nuovo, salvo un altro palmo di fango. Il tempo si è messo leggermente al brutto. Tutti ti rimpiangono, lersera è arrivato il primo battaglione, col quale sono il tuo affezionatissimo s.ten. Borsi sig.

Giosuè

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Allo stesso.

6 Ottobre 1915.

Giorgio mio caro,

tutti gli amici e specialmente il maggiore m’incaricano di mandarti i loro saluti più affettuosi. Se ti dicessi come sei rimpianto, la tua superbia, già tanto vanesia, diventerebbe insopportabile. Per dirti la mia desolazione