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Cividale del Friuli, donde raggiungo il mio reggimento, a Plava, sull’alto Isonzo.

Oggi è per me un giorno solenne o felice, perchè sono esultante d’andare a combattere, e l’ho desiderato con molto ardore. Ella è tra le pochissime persone care a cui mi preme rammentarmi con un saluto, a cui mi è caro inviare un arrivederci presto dopo la vittoria.

Cerchi d’essere serena e forte. Nella sua lettera da Siena mi accennava un grande dolore. Spero che il tempo abbia cominciato a lenirlo, ma io non le dico: cerchi di dimenticare, trovi conforto e distrazione, nel lavoro, nello studio, nell’arte. No, no, codesti conforti mi sembra che abbiano qualcosa di odioso.

Coloro che dimenticano presto i dolori sono frivoli, sono quei tali di cui parlava il Pascal, dicendo che un nonnulla li abbatte e un nonnulla li consola. E io le dico invece: sia forte e coraggiosa, umile e rassegnata, si nutra di dolore, accogliendolo come un amico.

Certo non è un amico del mondo, è un amico austero e fiero, di quegli amici che fanno piangere; ma è il grande alleato del Signore. Col dolore Egli ha riscattato il mondo. Egli