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Plava, al 125° reggimento di fanteria. Sono molto dispiacente di non averla potuta salutare prima della mia partenza, perchè son certo che a voce avrei potuto dirle meglio tante cose.

Del resto tutte si possono ridurre a una: le raccomando mia madre, certo che non potrei affidarla meglio che al suo cuore e alla sua probità. L’altro ieri il Sindaco mi disse che ella gli aveva parlato di noi e del povero babbo con parole di affetto caldissimo, e di me poi, per bontà sua, con parole di stima sincera. La ringrazio: quello che ha detto mi permette di partire più serenamente, più pronto a fare lassù tutto il mio dovere d’italiano e di soldato, fino all’ultimo, a qualunque costo e senza pensare a nulla.

Uno dei più grandi dolori della mia vita è stato il lungo e doloroso malinteso che ci tenne per troppo tempo divisi, ed è un vero rimorso per me il pensiero che forse con un po’ più d’energia avrei potuto impormi e impedire che nascesse. Ma anch’io, caro signor Alceste, ero in parte scusabile: ero giovine, inesperto e mal consigliato. Comunque sia, le chiedo