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consiste che nella ripetizione formale dello stesso. L’identica immobil forma del subbietto conoscente trasportata a ciò che è presente, il materiale immerso in questo calmo elemento del fuori di sè non è altro che un arbitrario capriccio sul contenuto, non compie ciò che si richiede, la ricchezza, cioè, delle forme da sè derivanti, e la differenza delle stesse da sè determinantisi. Esso è un formalismo monotono che va alla differenza della materia sol perchè è già in pronto e conosciuta.

Quindi si ritiene questa monotona ed astratta universalità per assoluta: si assicura che l’esserne insoddisfatto deriva dall’incapacità d’impossessarsi dell’assoluta posizione e tenervisi fermo. Quandanche si giunga a rappresentare in un’altra qualunque guisa la vuota possibilità, per oppugnare un concetto; quandanche questa nuda possibilità, il pensiero universale, avesse anche l’intiero positivo merito della conoscenza reale, anche allora tutto il merito va ascritto all’universale Idea in questa forma di non realtà: e vale per ispeculativo modo di considerazione la soluzione del diverso e del determinato, ed anzi l’ulteriore non sviluppato ma in se stesso giusto precipitar dello stesso nell’abisso del vuoto. Il considerare un qualunque Essere determinato, quale è nell’assoluto, non consiste in altro che nel dire che si parli d’esso come di una qualche cosa nell’assoluto, nell’A=A: intanto ciò non vi aggiunge niente, essendo ogni cosa tutt’uno. Il conoscer quest’uno, il saper che nell’assoluto tutto vai lo stesso, l’opporsi alla distinta e piena conoscenza ovvero a quella che cerca ed esige la pienezza; ossia presentare il suo assoluto per la notte in cui, giusta il proverbio, tutte le vacche son nere, questo è il precisa vuoto della conoscenza. Il formalismo accusato ed oltraggiato dalla filosofia odierna, e che oggi si riproduce, benchè se ne conosca esatta l’insufficienza, non isparirà dalla scienza fino a che non sia divenuta chiarissima oltre la sua natura la conoscenza dell’assoluta realtà. Riguardato che l’universale concetto, quando procede al tentativo di svolgimento, facilita la compreensione di quest’ultima, egli è utile significarne l’accidentalità, nello scopo di eliminare in questa occasione una forma, la cui abitudine è un impedimento alla conoscenza filosofica.