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mente lungi dalla necessità come dalla riflessione che si accumula sul finito. Ma come vi ha un vuoto spazio, così vi ha pure una vuota profondità: come vi ha un’estensione della sostanza che si spezza in infinita moltiplicità senza forza a riconnetterla; così vi ha un’intensità senza contenuto che, comportandosi qual mera forza senza espansione, è la stessa cosa che la superficialità. La forza dello spirito è grande quanto la sua manifestazione: la sua profondità è alta tanto, per quanto confida di espandersi e perdersi nella sua dilatazione. In pari tempo, quando codesto sostanzial sapere privo di nozioni crede d’aver profondata la singolarità della medesimezza nell’Essenza, e filosofar vero e santamente, a scorno delle masse e della determinazione lascia valere in sé l’accidentalità del contenuto, ed in filosofia il proprio arbitrio. Abbandonandosi all’incondizionato fermento della sostanza, offuscando la coscienza e rinunciando all’intelletto, credono esser coloro cui Dio dà la saggezza in sogno. Ed in effetti ciò che ricevono e figliano dormendo non son altro che sogni.

Non è difficile a scorgersi che il nostro è tempo di partorienza e di passaggio ad un nuovo periodo. Lo spirito è in lotta con l’odierno mondo del suo Esser determinato e del suo concetto; ed è in procinto di naufragar questo nel passato, operando in sé una nuova fisonomia. Lo spirito al certo non si può comprendere in quiete, ma in un sempre progressivo movimento. Ma come nel fanciullo, dopo un lungo insensibil crescere, il primo respiro rompe quel processo di sviluppo che si facea appoco appoco, operando così un salto qualitativo, onde il fanciullo vien partorito; così lo spirito educandosi lentamente e calmo si matura per una nuova forma, distrugge una dopo le altre le particelle dell’edilizio del suo precedente mondo, il cui vacillare non si annunzia che per sintomi: la leggerezza del sentire e lo schifo di ciò che sta, l’indeterminato desiderio di un che sconosciuto sono prodromi di una qualche altra cosa che è pronta ad apparire. Il lento e continuo rovinìo che non cangia la fisonomia dello intiero, viene interrotto col sorger di un’altra epoca, che in un baleno posa la nuova fisonomia del mondo.