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vi, i muscoli e così via via; mentre in filosofia risalterebbe presto l'impossibilità di servirsi di tal metodo, incapace ad ad afferrar la verità.

La determinazione de'rapporti, che un’opera filosofica crede avere con gli altri lavori sullo stesso obbietto, non dà se non un interesse estrinseco, che offuscherebbe la conoscenza della verità. Ritenuta ferma la contraddizione del vero e del falso, si vuole che una filosofia o ammetta o rigetti un precedente filosofico sistema; e che ne rischiari tale o tale altro punto. Ma la filosofia comprende la diversità de' sistemi filosofici non altrimenti che qual progressivo sviluppo della verità; e nella diversità vede la contraddizione. La gemma sparisce con lo svilupparsi del fiore, e si può dire che quella venga da questo negata. Similmente il fiore trova nel frutto, verità della pianta, la falsità del suo Esser determinato. Tali forme non si distinguono, ma pure si respingono e sono incompatibili. La loro fluida natura, intanto, le caratterizza qua'momenti dell'unità organica, in dove non solamente non si oppugnano, ma necessariamente stanno e l'una e l'altra, derivando da tal necessità la vita dello intiero. Nonpertanto la contraddizione di un sistema filosofico non si sa comprendere a questa guisa; e la comprensiva coscienza stenta a spogliarla dalla sua unilateralità ed a riconoscerla nella forma di un necessario momento, che apparisce, ma solo apparisce contraddittorio.

Contentando le cennate esigenze l'essenziale ne guadagna. Dove potrebbe esser collocato l'intrinseco di uno scritto filosofico, se non nel suo scopo, nel suo risultato? e dove questo potrebbe esser più determinatamente conosciuto, se non nella differenza di quello che gli antichi han prodotto nella stessa sfera? Ma ove si voglia che ciò valga di reale conoscenza, e non di nudo inizio della conoscenza, fa d'uopo tener calcolo delle invenzioni, impacciarsi della cosa stessa, connettere l'appariscenza di un che di serio e 'l travagliarsi circa lo stesso, col salvare la realtà. La cosa non è completa nello scopo, ma col prodursi; né il risultato è il reale intiero, ma questo unitamente alla sua Essenza. Lo scopo per sé è l'universale senza vita; ma la tendenza è la nuda spinta, che non ha realtà; ed il nudo risultato è un cadavere che la tendenza lascia dietro di sé. Cosi pure la diversità è il limite della cosa: sta là dove la cosa non è, ossia