Pagina:Gioda - Il baco da seta,1926.djvu/53


— 43 —

giandoli ad una intelaiatura verticale disposta fra il pavimento ed il soffitto.

Nel primo caso abbiamo quel tipo che nel Trentino prende il nome di arellone; le diverse operazioni di allevamento (cambiamento letti, somministrazione foglia) si compiono spostando gli arelloni lateralmente e rifacendo il castello con una vera rotazione degli stessi, perchè quello che era il superiore sarà posto a terra, su di questo passerà il penultimo, sopra ancora verrà a prender posto il terz’ultimo e così via.

Il castello degli arelloni non può mai essere eccessivamente alto, sia perchè la sua stabilità è relativa, sia perchè bisogna potere senza eccessiva fatica abbassare a terra gli arelloni superiori o portare in alto quelli inferiori.

Di fronte al vantaggio di permettere che le operazioni siano compiute rimanendo a terra, ed a quello di uniformare le partite dell’allevamento con la rotazione continua fra alto (temperatura più elevata) e basso (temperatura meno elevata) sta il non indifferente lavoro che richiede il loro frequentissimo movimento e la perdita di superficie nella bigattiera, tanto più apprezzabile, quanto più la bigattiera (come succede nelle case di campagna) è ristretta.