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dell’antico, richieggonsi gli aiuti giá menzionati, cioè la filosofia, la storia e l’esperienza contemporanea. La filosofia, versando nel generico e nell’ideale e fecondando con essi la ragione dei fatti, abbraccia tutti i tempi, e tanto è necessaria alla contezza proficua delle cose presenti quanto a quella delle preterite. La storia è l’esperienza del passato, come l’esperienza è la storia del presente ed è necessaria al compimento di questa; imperocché il giro della vita umana è cosi corto e ristretto che l’esperienza propria, eziandio degli uomini invecchiati negli affari, è insufficientissima per conoscere bene il mondo e far equa stima del presente e dell’avvenire, se non è compiuta ed avvalorata da quella degli altri. Ora l’esperienza altrui appartiene per conto nostro alla scienza, anzi ne è la base, e costituisce la storia e la cognizione degli uomini in particolare e in universale. «L’evento — osserva il Guicciardini — è spesso giudice non imperito delle cose (0, non tanto per la notizia immediata che porge, quanto per le ragioni recondite che ci rivela. Ma se vuoi cogliere cotali ragioni, in vece di riandare i casi umani alla spartita, devi studiarli nelle loro connessioni reciproche, e abbracciando una certa successione di tempo, che ti abiliti a discendere dalle cause agli effetti e da questi risalire alle cause. La storia, cosi considerata, si può definire l’esperienza razionale dei vari secoli e dei vari paesi. Dico «razionale», perché essa rappresenta, oltre i fatti sensati, i loro legami intellettivi, cioè le leggi regolatrici degli eventi, le quali sono cosi ferme e stabili pel mondo morale e sociale come pel corporeo, stante che le deviazioni accidentali dell’arbitrio non possono annullarle sostanzialmente né interromperle. E siccome ogni legge mondiale, importando un ordine stabile e perpetuo, non solo guarda indietro ma s’ infutura; la storia, benché per diretto si riferisca al passato, viene a far preconoscere colle sue induzioni le probabilitá avvenire, e quindi produce l’antiveggenza, che è la virtú principale dell’uomo di Stato e la base di tutte le altre.

(1) Stor., vili, 5.