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di Europa non fecero miglior prova, e dagli errori di questo genere derivò in gran parte la solenne disfatta democratica del quarantanove. Nei parlamenti di Roma e di Francoforte prevalsero le utopie ideali a scapito dei beni effettivi; e l’unione, l’autonomia, la libertá ci furono distrutte dai sognatori di unitá assoluta e di repubblica. La stessa generositá mal consigliata travolse la Camera piemontese, che per secondare i puritani aperse l’Italia centrale ai tedeschi. Ma laddove ella errò per impeto, quella che preceduta l’aveva e la toscana peccarono per ignavia, l’una abbracciando la mediazione per evitare la guerra, l’altra acclamando la Dieta costitutiva per paura dei puritani. Cosicché, senza i migliori esempi di Napoli e di Venezia, l’Italia potrebbe credersi inetta agli ordini parlamentari. Che piú? La Francia stessa, benché avvezza a questi da un mezzo secolo, porge oggi un pessimo esempio, poiché l’accolta de’ suoi savi da due anni, in vece di spegnere il fuoco, prepara l’incendio. Leggesi che il fondatore dei Sassanidi convocasse una Dieta di ottantamila magi e che, per cavarne qualche costrutto, fosse obbligato a scemarla di mano in mano, finché la ridusse a sette ò). Questo fatto, se mal non mi appongo, è la satira piú insigne delle grandi adunanze, di cui altri potria ravvisar l’emblema nell’arca dei primi Noachidi, che fu senza alcun fallo l’assemblea rappresentativa piú antica che si conosca ( 2 ).

Niuno creda che con questo io voglia escludere le assemblee dalla democrazia moderna; poiché, sebbene esse non sieno per sé essenziali alla cosa, son tuttavia avute per tali da molti, ai quali parrebbe di non essere liberi se lo Stato camminasse senza il corredo di pubbliche e affollate deliberazioni. Ora ad un’opinione generale è follia il contrastare: solo il tempo, l’esperienza, la ragione possono modificarla e anco mutarla. Il tempo e l’esperienza diranno se cotali instituzioni sieno atte a stabilire e prosperare gli ordini democratici, e se abbiano

(x) Gibbon, Hist., 8.

(2) «Umne anima í, secundum genus suum, universaque iumenta in genere suo» ( Gen ., vii, 14).