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uni e strillando gli altri come anime dannate. Altro che la Frusta del Baretti! Voi non trattate la frusta ma la folgore. Oh, se vedeste la laida smorfia che fanno cadendo i poveri tulminati! L’altro di, alla veglia del Balbo, parlavasi del vostro libro, e gli uomini municipali mordevanlo come cani rabbiosi. Il Balbo li lasciò dire: poi, girando uno sguardo sulla brigata, esclamò: — Tutto vero, ma non è men vero che il gigante vale tutti noi, poveri nani! — So che il Cavour approva in generale le vostre sentenze e sorride a molti de’ vostri giudizi. Il D[abormida] è furioso; e mi dicono ch’egli si proponga di muovervi querela per diffamazione dinanzi ai tribunali» (0. L’opera anzi ebbe un lettore augusto, che non soleva di certo leggere libri di filosofi. «Siete taumaturgo. Voi fa- ceste leggere due grossi volumi a un personaggio che non ama troppo la lettura. Non vi nomino il personaggio: dovete indovinarlo. E non solo, mi dicono, egli ha letto il vostro libro, ma lo ha in piú luoghi commentato: un doppio miracolo. In generale il libro gli piacque, e gli piacquero sopra tutto i capitoli quarto e quinto del secondo volume, dove trattasi dell ’Egemonia piemontese. Dice che avete ragione, e soggiunse: — L’autore mi tratta bene, ma io non sono ancora morto...; — alludendo al severo giudizio da voi pronunciato contro Carlo Alberto» ( 1 2 ).

Ma a voler proseguire in questo elenco di lettori piú o meno illustri, ci sarebbe da fare un libro grosso quanto il Rinnovamento . Dunque punto e basta. Giacché delle polemiche, cui esso dette luogo, discorreremo un’altra volta nella Nota al volume in cui ci proponiamo di raccoglierle.

(1) Lett. del Pallavicinu del 25 nov., in Maineri, p. 173.

(2) Lett. del Pallavicinn del 3 dee., in Maineri, p. 176.