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370 | del rinnovamento civile d’italia |
veva il 20 febbraio[1], ponendogli come condizione sine qua non che la stampa fosse eseguita a Parigi, ove egli avrebbe potuto direttamente sorvegliarla. Soggiungeva poi: «Mi è diffícile il determinare la mole dei volumi, anzi impossibile, una parte dell’opera non essendo ancora ridotta al netto». Ma, o che la condizione apposta dal filosofo torinese riuscisse troppo gravosa all’editore fiorentino, o quale altra sia stata la ragione, le trattative tra l’uno e l’altro vennero bruscamente interrotte, e del Rinnovamento nel carteggio giobertiano fino al giugno i85i non si parla piú.
Nel frattempo, per altro, il Gioberti non solo aveva continuato a dedicarvi tutte le sue cure, ma era anche riuscito a trovare definitivamente, per mezzo del Carutti, un editore: il Bocca di Torino. A lui infatti proponeva i8 giugno i85i[2] d’assumersi lo smercio della nuova opera, che egli, Gioberti, avrebbe fatta stampare a proprie spese a Parigi, dopo che il Bocca, insieme con gli amici torinesi, avesse trovati i500 sottoscrittori, ciascuno dei quali avrebbe dovuto sborsare diciotto franchi. Questa proposta autorizzava i pochi iniziati a non serbare piú il segreto; svelato il quale, fu in Torino un gran chiacchierare e arzigogolare sull’atteggiamento che avrebbe assunto il Gioberti nella nuova opera. C’era perfino chi diceva che egli avrebbe fatto mostra di sentimenti repubblicani[3].Intanto la gente correva ad associarsi. «Mi farete grazia — scriveva a questo proposito scherzosamente il filosofo al suo Pallavicino[4] — di pregare donn’Anna a non fare alcun invito ai codini né ai semicodini di associarsi. La loro coda non è rispettata nel mio libro, e però non conviene far loro alcuna proposta. Tanto piú che sono cosí ingegnosi e magnanimi, che direbbero che senza il loro concorso la soscrizione non avrebbe avuto luogo. Se taluno di essi, mosso da curiositá, vorrá aver l’opera, potrá scriversi presso i librai».
Senonché al Bocca le condizioni proposte dovettero sembrare troppo onerose, non per sé, ma per l’autore. Al quale, assai piú praticamente, consigliava di cedere a lui la proprietá dell’opera, mediante un compenso; ed egli poi avrebbe provveduto alle spese di stampa e a quanto fosse occorso per la vendita dei volumi. Al