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NOTA 367

al Le Monnier: «L’opera di cui le avevo parlato è tutta abbozzata, e probabilmente il primo volume [ossia il primo libro] sará al netto e pronto per la pubblicazione al principio di marzo; e nel corso della pubblicazione di esso volume avrò il tempo richiesto per ricopiare e dar l’ultima mano al secondo, che chiuderá il mio lavoro»(«).

L’autografo di questo primo abbozzo (nel quale, a dir dello stesso Gioberti (*), c’erano parecchi brani i duali vennero poi «tagliati» nella redazione definitiva: p. e., alcune pagine laudative del Salvagnoli, del Lambruschini e di «altri valentuomini»(*)) non ci è giunto se non in piccola parte in un codice della Nazionale di Napoli (3), ivi pervenuto mercé dono dell’abate Vito Fomari,

sola, e perciò non ho certezza assoluta di rammentarmi con esattezza i particolari. Quando l ’esposto che ne facesse Rattazzi combinasse colle ricordanze che ne tengo io, ciò basterebbe ad assicurarmi che non prendo abbaglio, e non avrei piú bisogno del documento. Ma, in ogni caso, è necessario che né Rattazzi né altri penetri che l’inchiesta venga da me». — Al che il P. rispondeva il 22 dee. (Maineri, p. 65): «Cercai nella raccolta dei documenti diplomatici che voi m’indicaste; ma di essa usci soltanto il primo fascicolo, nel quale non trovasi l’atto... Allora mi rivolsi col mezzo d’un amico al signor Farini, non sembrandomi consiglio prudente il chiederne al ***, il quale avrebbe di leggieri subodorato che la domanda si facea per conto vostro. Il Farini promise di cercare fra le sue carte il bramato documento: cercò, ma indarno. Se non che io venni a sapere da quel valentuomo che il documento di cui si tratta fu stampato a Londra in un libro che reca questo titolo: Blue hook. Siffatto libro dovrebbe trovarsi anche in Parigi. Intanto col mezzo di Bianchi Giovini farò domandare al Rattazzi, che lesse il documento, quali erano le clausole relative alla mediazione». Cercò allora il G. di procurarsi il Blue book (lett. del 29 dee., p. 69), nel tempo stesso che il P. faceva interpellare, per mezzo de! Bianchi Giovini, il Rattazzi, «il quale promise... il documento; ma... all’avvicinarsi delle feste se ne andò non so dove e non ritorna che domani o posdomani» (lett. del 3 genn. 1851, p. 73). Senonché il Rattazzi, quando ritornò, non riusci a pescare l’atto; sicché ne parlò al marchese Vincenzo Ricci, «il quale si risovvenne d’averne copia in Genova. Fu quindi scritto colá e si attende la risposta» (lett. del 19 genn. 1851, p. 93). E cosi finalmente, il 29 genn. (p. 103), il P. scriveva: «L’altrieri mi venne affidato il noto documento. Ieri lo trascrissi, ed oggi ve lo mando col solito mezzo. Copista fedele, copiai tutto, anche gli spropositi : ne troverete molti».

(1) Massari, p. 481.

(2) Lett. al Salvagnoli del 20 maggio 1852, in Massari, p. 600.

( 3 ) Segn. xiv, A, 42. Consta di pp. 208 numerate dallo stesso G. Ma mancano le pp. 25-6 e nientemeno le pp. 101-200. Inoltre parecchi fogli (pp. 5-6, 7-8, 9-10, n-12, 33-4, 45-6, 47-8, 95-6) sono tagliati o in mezzo o ai margini superiore o inferiore. Contiene i primi sei capitoli del 1 libro; ma si badi che i capp. ii-m erano, in questa prima redazione, fusi in un solo, intitolato: Della rivoluzione francese del quarantotto.