Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/355

XIV

LETTERA A DOMENICO BUFFA Signor ministro,

Quando nella tornata del 21 io dichiarai alla Camera dei deputati che la maggioritá del Consiglio dei ministri aveva assentito che gli ordini costituzionali della Toscana dalle armi nostre si aiutassero, io intesi parlare dei ministri residenti in Torino e non di lei, che si trova da due mesi in Genova per una commissione speciale e che quindi per tutto il detto tempo non intervenne al Consiglio. Mi parve inutile lo specificare tale eccezione, come quella che risultava chiaramente e necessariamente da una circostanza notissima a tutto il mondo.

Ma non è men vero che la maggioritá del Consiglio non solo conobbe il mio disegno (dico «mio» e non de’ diplomatici, come taluno afferma, poiché io solo ne ebbi il primo pensiero, e non che arrossirne o scusarmene, me ne glorio), ma lo accolse con favore; e due ministri in particolare se ne mostrarono altamente invaghiti, né mutarono sentenza se non quando si accorsero che alla Camera non piaceva. E come si sarebbe potuto altrimenti dar opera agli apparecchi? Chi è cosi semplice da voler credere che io potessi da me solo muovere le truppe, comporre i battaglioni, provvedere le artiglierie, i viveri e nominare i capi dell’impresa?

Accolga, signor ministro, i sensi della mia stima.

Gioberti.

Di Torino, ai 25 di febbraio 1849.