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parlamento fu a questa interamente estranea. Il giovane nostro parlamento non ebbe ancora, ne’ pochi giorni dacché è convocato, occasione di mostrare quali sono i suoi intendimenti politici e come pensi coadiuvare al ministero nel compierli. Oggi soltanto per la bocca del relatore della sua commissione, incaricata di redigere l’indirizzo in risposta al discorso della corona, potè la voce del parlamento innalzarsi e dire al popolo quali sono i pensieri che lo guidano nella sua carriera.

Però una modificazione ministeriale è sempre grave cosa, e tanto piú grave quando per essa esce dai Consigli della corona un uomo, che per molti meriti procurossi l’amore e la gratitudine del popolo italiano ed in ispecie del popolo subalpino. Onde io credo che nelle gravi emergenze in cui ci troviamo, mentre la cittá è turbata, quando le vie della nostra capitale cosi famosa pel suo quieto vivere e pei civili sentimenti, sono piene di agitazione; io credo di compiere il mio dovere di deputato, insistendo presso il Consiglio dei ministri, affinché, se la cosa può farsi senza danno della cosa pubblica, i motivi del dissentimento tra l’illustre Vincenzo Gioberti e il Consiglio dei ministri vengano francamente ed esplicitamente notificati.

Gioberti. Signori, la posizione che testé occupavo m’impedisce di dare alla Camera quelle dichiarazioni da cui risulterebbe la mia intiera discolpa; ma se la mia delicatezza, se l’obbligo dell’uomo di Stato mi vietano per ora questa manifestazione, verrá il giorno in cui io potrò farla, e la farò in tal modo che ridurrò non solo a silenzio ma a rossore i miei opponenti ( applausi misti a mormorio).

Per ora, o signori, mi contento di attestare sull’onor mio che il dissenso, sorto tra i miei antichi colleghi e me, verte intorno una di quelle questioni che si possono dibattere onorevolmente dalle due parti e non si riferiscono ai punti della politica nazionale, espressi nel nostro programma e che ottennero l’assenso di tutta la Camera.

Ecco la sola professione di fede che in questo punto io posso fare. Ma ciò che non posso far oggi lo farò come prima le convenienze, i riguardi, il giuramento di Stato che ho prestato me lo permettano, imperocché io non sono di quei ministri che si credono lecito di pubblicare nei giornali e travisare le cose che si dicono e si trattano nei penetrali del Consiglio ( susurro ). Permettetemi ancora che vi aggiunga una preghiera, cioè di non credere a certe relazioni che furono fatte sul conto mio da alcuni