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XII

LETTERA A GIUSEPPE MONTANELLI

Torino, 22 gennaio 1849.

Carissimo Montanelli,

Ricevo la carissima vostra dei 19 e vi rispondo subito. Franco e generoso come siete, piglierete in buon grado se vi rispondo francamente. Sapete quanto io sia partigiano della Costituente italiana in senso federativo; ma ora questa non si può fare, atteso

10 stato miserabile in cui si trovano le cose di Roma. Quanto alla Costituente italiana in senso politico, io la credo la rovina d’Italia. Vedrete che non m’inganno. Voi dite che, se non ci riuniamo all’impresa di Roma, saremo in preda alle baionette straniere. Ma lo saremo ancora di piú se diam la mano al folle disegno, perché tutti gli Stati cattolici interverranno in favore del papa. Io fo ogni mio potere per impedire questo intervento. Ma vano sarebbe

11 tentarlo se assecondiamo il moto romano. Tenetevi lontano, mio caro Montanelli, da ogni cooperazione di questo genere: ve ne scongiuro per quanto amate la Toscana e l’Italia. Uniamoci fra noi coll’alleanza proposta. Questo sará un principio di Costituente federativa. Altro per ora non si può fare, ma questo poco basterá a procacciarci le simpatie d’ Italia e di tutta Europa. Abbiamo bisogno d’acquistar credito, e ne manchiamo. Abbiamo bisogno di conciliarci la stima e la fiducia delle nazioni esterne che possono aiutarci, e in vece le farem ridere e sdegnare se passiamo i limiti della opportuna moderazione. Elle ridono dei nostri circoli e delle nostre Costituenti ; e non hanno affatto il torto di riderne, perché sono un fuoco di paglia. Non fidatevi, egregio Montanelli, a un entusiasmo popolare che si dilegua come un soffio al menomo pericolo. I tempi dei romani e degli spartani sono passati: l’etá nostra è chiacchieratrice e codarda a un segno che fa spavento. Se vogliamo cavare qualche costrutto da questa vigliaccheria universale, non bisogna, ve lo ripeto, uscire dai limiti della piú stretta moderazione. Altrimenti non faremo niente. Dico male: faremo ridere di noi l’ Europa tutta, come i democratici di Vienna e di Francoforte. Salutate Guerrazzi.

Vi abbraccio col piú vivo dell’animo.

Tutto vostro di cuore Gioberti.

(L’autografo di questa lettera si conserva dal Montanelli).