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lettera AL MARCHESE NERLI, INVIATO TOSCANO IN TORINO

Torino, 12 gennaio 1849.

Illustrissimo signor marchese,

Mi reco a debito di notificarle un partito esposto al signor Rosellini, nostro inviato estraordinario presso al governo toscano, per conciliare il progetto federativo del signor professor Montanelli col mio.

La differenza, che tra noi sussisteva anche dopo le ultime pratiche, riguardava il mandato da darsi ai membri della Costituente. Questo mandato, secondo il progetto piemontese, dovrebbe essere limitato e puramente federativo, non politico.

Il signor Montanelli affermava non poter recedere dal suo programma senza lasciare il portafoglio, considerando questo punto come quistione ministeriale.

Parmi che la differenza potrebbe aggiustarsi con soddisfazione di ambo le parti, ogni qual volta la Toscana facesse due Costituenti dopo finita la guerra. Si riunisca con noi di presente in una Costituente puramente federativa, il cui primo periodo precorra, e il secondo séguiti alla guerra. Compiuta questa Costituente, potrá essa convocarne una seconda per gli ordini interni dello Stato.

Anche il Piemonte avrá la sua Costituente politica, disgiunta dalla federativa e indirizzata a emendare lo statuto dopo la riunione coi popoli lombardoveneti. Ma questa Costituente è affatto distinta dalla federativa.

Insomma il Piemonte e la Toscana possono avere due Costituenti, Puna comune e l’altra particolare, secondo la natura del soggetto su cui dee versare la deliberazione.

Il confondere l’assemblea universale colla particolare avrebbe mille inconvenienti, e mal si può comprendere come dei membri d’una sola adunanza alcuni possano avere un mandato limitato e gli altri un mandato senza limiti.

Ho l’onore, ecc.

Gioberti.