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incominciò la giostra gesuitica), venne da me posta a base e a regola del Risorgimento e da niuno fu predicata con maggiore efficacia. Il che tanto è vero che prima di assalire i gesuiti io cercai di allettarli. Ma riuscito vano l’intento e chiarito col fatto che essi erano il principale ostacolo al miglioramento delle sorti italiane, conveniva rimuoverlo o deporre ogni speranza. Una veritá non dee far dimenticare le altre; e se è cosa savia l’offrir pace al nemico che può riconciliarsi, è follia l’abbracciare nelle cose di Stato il nemico implacabile. Tutto adunque si riduce a sapere se i gesuiti erano tali; e che fossero, n’ebbi non dubbia prova dall’accoglienza che fecero al mio Primato, in cui parlavo di loro con amorevolezza. Imperocché, lodandolo in aperto, lo sfatavano in secreto; e cosi gli nocevano doppiamente, screditandolo presso i governi ed i principi coi biasimi e presso il pubblico colle lodi1.

«Questa estesa e potente corporazione non era né antico né cieco istrumento austriaco, essendo anzi le questioni fra lei e quel governo da poco tempo cessate, e l’alleanza sul solo reciproco interesse basata»2. Ciò basta a giustificarmi; perché, avendo l’Austria e la Compagnia oggidí un solo interesse, non si poteva muover guerra all’ una e far carezze all’altra o tacerne. Strano sarebbe l’osteggiare il minor nemico e non il maggiore; e i gesuiti, come nemici interni e corruttori degl’intelletti coll’abuso della religione, sono ed erano piú formidabili del Tedesco. Né importa che la loro alleanza fosse recente, ché io scriveva pe’ miei tempi e non per quelli di Giuseppe secondo.

«La discussione e la lotta dava forza, destava l’attenzione e procacciava soccorsi a quell’instituzione e con essa al suo partito, che come tutti i partiti nelle lotte si avvalorava»3. I soccorsi furono cosi efficaci che il gesuitismo venne sterminato da tutta la penisola. E il suo bando sarebbe stato perpetuo senza i moltiplici errori delle sètte liberali, dei governi e dei principi che spianarono la via al ritorno. Questi errori la diedero vinta ai padri, non la polemica del mio libro, poiché questa gli avea cacciati. Senza di essa sarebbero stati in piedi; e in vece di un Risorgimento effimero, non avremmo avuto Risorgimento alcuno. Prima di scrivere i Prolegomeni io consultai dal mio esilio alcuni italiani oculati



  1. Consulta il Massari nel proemio alle mie Operette politiche (t. i, pp. 23, 24, 25),
  2. Gualterio, loc. cit.
  3. Ibid.