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i mediocri e i tristi prevalgono; cosi in tali tempi la saviezza si confonde colla maliziai*) e l’arte di governare gli uomini con quella d’ingannarli. Di questa subdola e bieca politica i gesuiti sono vecchi maestri; e siccome la vivente generazione italiana o fu educata da loro o almeno per indiretto ne ricevette le impressioni, cosi non è meraviglia se l’uso della doppiezza invalga quasi generalmente, aiutato eziandio dal predominio dei curiali nei governi parlamentari. Né il male è proprio d’Italia; perché, se non fosse sparso, né Maurizio di Talleyrand né Giuseppe Fouché, uomini mediocri e sprezzabili da ogni lato, avrebbero ottenuto fama, come fecero, di solenni politici per tutta Europa < 1 2 3 ).

E pure la pratica di cui discorro ha contro di sé non solo la coscienza ma l’esperienza, la quale dimostra che i suoi danni sono maggiori degli utili e che in fine ella torna esiziale agli operatori. L’opinione contraria nasce da difetto d’antiveggenza; perché gl’ingegni mediocri, incollati e confitti nel presente, non hanno avviso né fanno stima delle conseguenze lontane delle loro azioni e, misurandone l’utilitá dall’istante che corre, scambiano facilmente il danno colla salute. Imperocché è fuor di dubbio che in mille casi una bugia, una calunnia, un’impostura, una frode, una perfidia, un tradimento possono liberare altrui da gravi impacci o procurargli alcuni vantaggi momentanei ; come è non meno certo che in processo di tempo il prò è contrabbilanciato e superato dal pregiudizio, e se non altro dalla perdita della riputazione, che è il primo e piú prezioso dei beni civili. Perché, quantunque la menzogna sia ben congegnata (3) e il malefizio sia fatto secretamente e non si sappia subito, tuttavia in fine trapela; ed è un’illusione degli uomini malvagi o mediocri il credere di poterlo occultare durevolmente. «Prendi

(1) Cicerone combatte questo errore negli Uffizi (u, 3).

(2) Vedi su questi due personaggi la Storia del Vaulabelle (t. i, li, passim , e sul Talleyrand in particolare ciò che dice lo stesso autore (t. 11, pp. 94, 95).

(3) «Le mensonge est unr arme á doublé tranchant, et tòt ou tard celui qui s’ett seri en est lui-mème blessé» ( Dei- lotte, La souveraineté du peuple, Paris, 1851, pp. 28, 29).