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perseveranza, e sono «amatori delle conclusioni», come il Celimi dicea di se stesso h). E laddove essi hanno la padronanza di se medesimi, gli spiriti irresoluti e ondeggianti fra gli opposti pareri sono sempre in balia degli altri. I rettori di questa fatta non possono essere autonomi ; e vengono del continuo aggirati e menati pel naso dai minori uffiziali, dai clienti, dagli adulatori, dalle sètte, dalle donne, dalle corti, dai diplomatici, ancorché non se ne avveggano e si credano arbitri dei propri moti.

La capacitá che risulta dal complesso di tali parti è richiesta al credito politico, ma non basta per se sola a procacciarlo e mantenerlo; e però è d’uopo che la sufficienza sia rifiorita dalla virtú. La virtú è il compimento dell’ingegno, che senza di essa è manco, mutilo, imperfetto, prova nel male piú che nel bene e non risponde di gran pezza alla sua vocazione. Ella ha molte parti cosi note che sarebbe superfluo il riandarle; ma due ve ne hanno di cui oggi si fa poco caso, e meritano pertanto una speciale avvertenza. Ciò sono la lealtá del procedere e la dirittura dell’intenzione. Vezzo dei tristi e dei mediocri si è di credere che la perizia versi nell’astuzia, essendo questo uno di quegli errori volgari che si fondano nell’apparenza. E siccome presso i popoli guasti che Cristo dinota col nome di «mondo», e nelle etá corrotte che Tacito distingue col nome di «secolo» ( 1 2 ),

(1) Ricordi, 19.

(2) «Corrompere et corrunipi, saecuii vocatur» {Gemi., 19). Il Leopardi dice che «l’ idea generale dinotata da Gesú Cristo col nome di ‘ mondo ’ non si trova sotto una voce unica o sotto una forma precisa in alcun filosofo gentile» {Opere, t. il, p. 168). Ma il «secolo» di Tacito ha molta convenienza col «mondo» dell’evangelio, e si riscontra con un’altra locuzione di questo, il quale chiama «secolo» lo spazio di tempo assegnato al mondo antico prima che sorga il mondo nuovo; cosicché le due parole vengono a significare la stessa idea nel suo doppio rispetto verso il luogo e la durata. E però fin dai primi tempi «secolo» e «mondo» corrono promiscuamente nella lingua degli scrittori cristiani, e frequentissime presso gli spirituali sono le locuzioni di «amare», «odiare il secolo», «rinunziare», «tornare al secolo», «ritirarsi dal secolo», e simili, dove «secolo» è manifestamente sinonimo di «mondo» nel senso evangelico e ha sottosopra la medesima significanza che nel passo di Tacito testé allegato. Quindi è che le voci di «laico» e di «secolare» furono in origine significative d’ignoranza e di corruzione, e quelle di «uomo mondano» e di «femmina di mondo» suonano anche oggi sinistramente.