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che seminano nelle altre provincie gli sdegni, i rancori e le diffidenze. E si avverta che, quando io parlo di comunella fra i conservatori e i democratici, distinguo assolutamente i primi dai municipali e i secondi dai puritani. Imperocché quanto l’unione delle due parti dialettiche è conforme a natura, tanto sarebbe contro natura quella dei conservatori coi puritani, o dei municipali coi democratici. I municipali dicono: — O il regno

0 niente. — I puritani gridano: — Perisca l’Italia piú tosto che la repubblica. — Ben vedete che con questa gente non si può avere intesa né far patto di sorta. Il caso delle due altre opinioni è diverso; poiché, se bene i democratici sieno piú inclinati alla repubblica che alla monarchia, e i conservatori alla monarchia che alla repubblica, essi però convengono nell’antiporre alla forma speciale del governo e allo Stato la nazione, che è quanto dire l’indipendenza, l’unione e la libertá in generale, qualunque sia per essere il loro assetto particolare. Ora tra questi due pareri l’accordo non è malagevole e si può esprimere con questa forinola: che j conservatori e

1 democratici sieno disposti ad abbracciare e sostenere lealmente la repubblica o la monarchia civile, secondo che i casi futuri renderanno l’una o l’altra di queste due forme di Stato piú opportuna a porre in essere, tutelare e conservare la nazionalitá italica. Il che si riduce, come io dissi nel primo libro, a riunire le due parti nell’idea nazionale, mediante la quale ciascuna di esse, deposto il carattere di fazione e di setta, s’immedesima colla nazione.

Il risolvere, giunta l’ora, l’arduo problema e determinare con fermo senno a qual via debbano appigliarsi gl’italiani, dipenderá in primo luogo dal corso degli eventi e dal valore degli uomini che guideranno la cosa pubblica. Il qual valore vano è il prometterselo nei piú, ma può ben rinvenirsi nei pochi; e però, quando non si trova nei magistrati esecutivi, la colpa non è dei tempi ma dell’elezione. Tre sono le parti principali che debbono avere i buoni rettori, qualunque sia la forma dello Stato, cioè capacitá politica, moralitá pubblica e privata e

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’ Italia -ili.

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