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e che l’Europa si risolva ad accettarli per maestri di spirito, quanto che i cosacchi possano aggiunger grazia e bellezza ai nostri costumi e alle nostre lettere. I freschi millanti di uno scrittore a questo proposito non hanno del serio; e la sua politica non è meglio oculata che onesta, spacciando per necessari i gesuiti, benché ne conosca gli spiriti corrotti e faziosi (*). Vero è che Niccolò imperatore vorrebbe essere il Bariona o almeno il Lutero di Europa, esautorando ad un colpo Vittemberga, Ginevra e Roma. E il papa non rifiuta il patrocinio dell’antipapa, dimenticandosi che Bisanzio, Svevia, Austria, Napoleone e tutti gl’imperi insomma furono esiziali al pontificato, perché suoi competitori e perché in sostanza Roma è la sola cittá veramente imperiale per antico possesso e legittima giurisdizione. Ma le vergogne e debolezze recenti della Santa Sede non muteranno essenzialmente il corso naturale delle vicende; e la Russia scismatica e barbara non potrá meglio trionfare il culto che la libertá di Occidente. Anzi può credersi che se il cielo le riserva la gloria d’incivilire le popolazioni soggette ai riti decrepiti di Brama, di Budda e di Maometto, come Alessandro macedone forbi coi greci quelli di Zoroastre, ella non sia per aver l’ intento se non rinfrancandosi di nuova vita cogl’ instituti liberi e le credenze latine. Il che torna a dire che la Russia non potrá trasferire la gentilezza cristiana nell’Asia, se prima non si rende cattolica ed europea.

Ogni opera e ogni sforzo indirizzato a cambiare le credenze italiane è dunque un fuordopera intempestivo al di d’oggi, eziandio considerando l’assunto da filosofo e da politico solamente. Né solo è vano, ma non passa senza pregiudizio, sciupando gl’ingegni in controversie viete ed inutili, dividendo gli animi, agitando le coscienze, turbando le famiglie e aggiugnendo ai rancori e alle discordie municipali e civili gli odii religiosi che superano tutti gli altri d’intensitá e di ferocia (*). E che diremo

(1) La papauti et la question romaine, par un diplomate russe (Revue des deux mandes, Paris, 1850, pp. 126, 127, 128).

(2) Consulta il Gesuita moderno , t. iv, pp. 420-425.