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farlo senza troppa modestia) a essere, giusta il dettato mosaico, non mica l’archetipo ma l’effigie del Creatore. Nel secolo passato un processo filosofico di questa sorta si sarebbe fermato nell’ateismo, come fecero i materialisti francesi; ma i progressi odierni della speculativa, l’indole propria del nostro millesimo in generale e quella dei tedeschi in particolare non lo consentono. Imperocché il genio alemanno è di natura ideale, e il carattere dell’etá nonadecima consiste nel riassumere e coordinare le epoche anteriori, riunendo specialmente le doti dei due secoli che la precedettero. Ora il secolo diciottesimo fu la negazione del concetto religioso prevalso nel decimoscttimo; perciò il tempo che corre è inclinato a tentar l’unione dei due contrari, facendo, come si direbbe in Germania, la sintesi di quell’antitesi. I.a qual unione sarebbe dialettica se ripudiasse il negativo dei due opposti, ma riesce sofistica quando lo conserva, come fanno coloro che, confondendo la religione colla superstizione, le accoppiano nei loro anatemi. Ora, in tal caso, come conciliare la negazione dell’idea religiosa colla sua affermazione, se non rigettandola in effetto e mantenendola in apparenza? Cotale appunto è il partito preso dagli umanisti. I quali, surrogato l’uomo a Dio, innestano la mistica all’ateismo, chiamano «religione» l’amor dell’uomo e consacrano una spezie di culto della nostra specie. 11 quale, avendo ancora del vago nella nuova scuola germanica, prese forma pili precisa dall’ingegno francese per opera di alcuni scrittori (uomini del resto leali e onorandi per ogni rispetto), che, rinnovando il culto teofilantropico

di Luigi Laréveillère ma decapitandolo, ne serbano, per cosi

dire, solamente la coda.

La religione no n è a ltra che .la. -ricognizione e il culto dell’ infífffToTT popoli rozzi non hanno che un senso oscuro di questo e inclinano naturalmente a collocarlo’ nel finito, cioè in se stessi, nella materia, nella natura; e quindi nascono tutti i sistemi d’idolatria e di politeismo, dal culto grossolano dei ferissi sino a quello degli astri, dei geni e degli uomini. Ma come tosto, mediante la notizia piú o meno distinta dell’atto creativo, l’idea del finito si disgrega da quella dell’infinito, questo piglia