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e caduco ciò che poteva essere perpetuo. L’altro mezzo era l’egemonia, la quale è verso le nazioni ciò che è la cosmopolitia naturale, vale a dire il primato, verso la specie umana. Il primato presupponendo che l’ Italia sia una nazione, bisognava innanzi tratto renderla tale e rivolgere a tal effetto l’egemonia ideale di Roma, militare e politica del Piemonte. Quella essendo venuta meno al suo debito, questo poteva e doveva supplire, ed ebbe molte occasioni propizie di farlo. Ma non che assumere l’ufficio egemonico, gli uomini chiamati a indirizzare le cose non ne ebbero pure il concetto, accordandosi in questa beata ignoranza le sètte piú opposte. Or che meraviglia se, mancando l’egemonia, il primato non fu che un sogno? Certo anche nel caso che il Risorgimento avesse avuto lieto fine, molti anni e lunghi travagli erano richiesti a rimetter l’Italia nell’antico onore, ché una florida salute non può succedere senza intervallo a un letargo di quindici secoli. Il ricuperare l’avito seggio nel concilio dei popoli sarebbe stato il compimento del periodo incominciato. Che in tali termini la speranza non fosse illusione, da ciò si raccoglie: che non ostante le imperfezioni e la breve durata di quei principi, noi vedemmo, per cosi dire, gli albori del giorno avventuroso. Non solo i primi successi del nostro Risorgimento rialzarono il nome d’Italia, la misero in vista e in riverenza a tutto il mondo civile, ma operarono di fuori; e la Francia in particolare non si sarebbe mossa in febbraio, né forse avrebbe recata nel moto suo tanta moderazione e mansuetudine, senza gli esempi e gli spiriti che in lei da Roma influivano. Or non fu questo un augurio, benché sfuggevole, e un saggio glorioso di primato nazionale?

Nel Rinnovamento le due cose saranno tanto piú inseparabili quanto che, l’impresa essendo piú vasta, piú lunga, piú ardua, piú faticosa, si avrá d’uopo di mezzi piú efficaci; cosicché il rinascere a nuova vita e ripigliare almeno in parte gli antichi influssi per l’Italia sará tutt’uno. Ché se le due cose si scompagnassero, ciò proverebbe difetto di autonomia propria, e il Rinnovamento non sarebbe che una vana mostra, continuando in un modo o in un altro la signoria o la tutela straniera. Oggi