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vede i rischi e gl’impedimenti, li misura, li pesa e gli sprezza come inferiori alle proprie forze. Perciò dirittamente il doge veneto Agostino Barbarigo diceva «gli uomini animosi esser quelli che, conoscendo e considerando i pericoli, e per questo differenti da’ temerari che non gli conoscono e non gli considerano, discorrono non di meno quanto spesso gli uomini ora per caso ora per virtú si liberano da molte difficultá; dunque nel deliberare, non chiamando meno in consiglio la speranza che la viltá né presupponendo per certi gli eventi incerti, non cosi facilmente come quegli altri le occasioni utili e onorate rifiutano» b). U motto antico «Festina lente» ( 2 ) esprime a meraviglia l’accoppiamento dell’audacia colla prudenza, quasi armonia dialettica imitativa di Dio e della natura. Siccome l’audacia è movimento e la prudenza quiete, la natura è audace e prudente insieme, contemperando il riposo e i moti tardi coi velocissimi. Onde nascono le dualitá correlative del corpo e dello spirito, dell’inerzia, colmo dello stato, e della luce e forza attrattiva, cima del moto, dei ponderabili e degl’imponderabili; e la cosmogonia biblica simboleggia i due contrari nello spirito e nell’arida, nella parola e nel firmamento (3). Iddio era adorato dagli antichi come motore e come statore (4); perché infatti le due doti intervengono nell’atto creativo, tipo supremo dell’audacia e prudenza insieme congiunte. L’atto creativo è audace, in quanto trascorre lo smisurato intervallo che divide il nulla dall’esistenza e «arriva da una estremitá all’altra con possanza»; è prudente, in quanto armonizza i diversi e gli oppositi e con «soavitá tutte le cose dispone» (5). La prudenza e l’audacia creatrice, appalesandosi l’una di esse nell’ordinamento del finito e l’altra nel valico dell’infinito, sono il modello della

(1) Guicciardini, Storie, in, 2.

(2) Suet., Augusl., 25.

(3) Gen., 1, 2, 6-10.

(4) «Quod stani beneficio eius omnia, stator stabilitorque est» (Sen., De bene/., iv, 7 ) (5) «Attingit a fine usque ad finem fortiter et disponit omnia suaviter» (Sap., Vili, 1).

V. Gioberti, Del rinnovamento civile d’Italia - IH.

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