Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/183


libro secondo - capitolo nono 177


vede i rischi e gl’impedimenti, li misura, li pesa e gli sprezza come inferiori alle proprie forze. Perciò dirittamente il doge veneto Agostino Barbarigo diceva «gli uomini animosi esser quelli che, conoscendo e considerando i pericoli, e per questo differenti da’ temerari che non gli conoscono e non gli considerano, discorrono non di meno quanto spesso gli uomini ora per caso ora per virtú si liberano da molte difficultá; dunque

nel deliberare, non chiamando meno in consiglio la speranza che la viltá né presupponendo per certi gli eventi incerti, non cosi facilmente come quegli altri le occasioni utili e onorate rifiutano»1. Il motto antico «Festina lente»2 esprime a meraviglia l’accoppiamento dell’audacia colla prudenza, quasi armonia dialettica imitativa di Dio e della natura. Siccome l’audacia è movimento e la prudenza quiete, la natura è audace e prudente insieme, contemperando il riposo e i moti tardi coi velocissimi. Onde nascono le dualitá correlative del corpo e dello spirito, dell’inerzia, colmo dello stato, e della luce e forza attrattiva, cima del moto, dei ponderabili e degl’imponderabili; e la cosmogonia biblica simboleggia i due contrari nello spirito e nell’arida, nella parola e nel firmamento3. Iddio era adorato dagli antichi come motore e come statore4; perché infatti le due doti intervengono nell’atto creativo, tipo supremo dell’audacia e prudenza insieme congiunte. L’atto creativo è audace, in quanto trascorre lo smisurato intervallo che divide il nulla dall’esistenza e «arriva da una estremitá all’altra con possanza»; è prudente, in quanto armonizza i diversi e gli oppositi e con «soavitá tutte le cose dispone»5. La prudenza e l’audacia creatrice, appalesandosi l’una di esse nell’ordinamento del finito e l’altra nel valico dell’infinito, sono il modello della




V. Gioberti, Del rinnovamento civile dell'Italia - iii.

12
  1. Guicciardini, Storie, iii, 2.
  2. Suet., August., 25.
  3. Gen., 1, 2, 6-10.
  4. «Quod stant beneficio eius omnia, stator stabilitorque est» (Sen., De benef., iv, 7 )
  5. «Attingit a fine usque ad finem fortiter et disponit omnia suaviter» (Sap., viii, 1).