Pagina:Gioberti - Del rinnovamento civile d'Italia, vol. 3, 1912 - BEIC 1833665.djvu/180

di essi un assoluto predominio verso l’altro. E in ambo i casi non ottengono la concordia desiderata; imperocché chi attenua i contrari non riesce giá ad amicarli ma solo a rendere men visibile e risentita la loro pugna, e chi rimuove l’uno di essi in grazia dell’altro è distruttore e non mica conciliatore, benché possa parer tale se usa l’arte di snaturare le cose serbando intatti i nomi che le rappresentano.

Il primo di questi falsi processi è proprio degli ecletticLvolgarL -e il secondo delle sètte sofístiche é~ fin moderate. Gli eclettici volgari, procedendo col senso comune e senza la guida di un principio superiore e regolativo, e studiandosi di comporre le cose e le opinioni scemandole di energia e di vita, fanno un danno reale e non ottengono il fine che si propongono, giacché ogni accordo superficiale non può avere fermezza né efficacia. La loro massima prediletta è l’antico dettato: «Nulla troppo»; dettato verissimo, ma con questa condizione: che si preconosca la misura e non si cerchi a caso. Amano le vie di mezzo, le quali solo profittano quando il mezzo è somministrato dalla natura delle cose e non creato a dispetto loro. Le sètte eccessive son guidate da passione; onde il loro comune carattere (qualunque sieno le differenze specifiche) è l’esclusione nella teorica, l’intolleranza nella pratica. L’eclettismo volgare e il procedere fazioso piacciono al volgo, perché facili, essendo amendue negativi e consistendo non mica nel porre ma nel levare, scemando gli oggetti d’intensitá, come fanno i primi, o di estensione, come i secondi; dove che il mantenere gli estremi nel loro essere positivo e consertarli maestrevolmente è opera lunga, ardua, faticosa. L’uno e l’altro metodo si oppongono del pari alla dialettica moderazione; la quale, manomessa dai faziosi alla scoperta, non si osserva dagli eclettici altrimenti che in apparenza. E però quanto piú gli spiriti sono mediocri tanto meno sogliono essere moderati, benché la mediocritá abbia vista di moderazione, come questa di debolezza. Ma se la forza sta nel creare e se la creazione conceduta all’uomo si riduce all’armonizzare gli oppositi nel finito come s’immedesimano nell’ infinito, egli è chiaro che da un canto l’ingegno