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le passioni del popolo colle concioni faziose, le quali facevano in Atene lo stesso ufficio che i cattivi giornali ai di nostri.

Dico i cattivi giornali, perché a niuno può cader nell ’animo che io voglia negar l’importanza dei giornali buoni o detrarre alla stima di coloro che gl’ indirizzano. Una professione, che si onorò in Italia e tuttavia si onora dei nomi piú illustri e benemeriti, non ha d’uopo di encomio né di difesa. Coloro che bene l’esercitano sono tanto piú da lodare quanto che non seguono i cattivi esempi, e mentre sarebbero capaci di cose maggiori, sostengono per amore di patria un carico poco piacevole. Ma sotto il nome di «cattivi giornali» io intendo quelli che esprimono le sètte sofistiche, non le dialettiche. I moltiplici errori che mandarono sozzopra il nostro Risorgimento furono quasi tutti suggeriti e aiutati dai fogli dei municipali e dei puritani ; i quali, promovendoli e preconizzandoli, non lasciarono nulla d’intentato per Screditare, avvilire, rovinare coloro che cercavano di antivenire o rimediare i falli e ne predicevano gli effetti calamitosi. Assai meno pregiudicarono le effemeridi illiberali, come quelle che vanno a ritroso del secolo; onde non han pure il lenocinio dell’apparenza. Havvene però una specie che, senza essere di grave danno alla causa pubblica, pregiudica assai per un altro rispetto; della quale non credo fuor di proposito il fare brevemente menzione.

Voglio parlare dei diari pinzocheri e gesuitici, che fra i cattivi sono i pessimi (*). La letteratura dei giornali, come facile e superficiale da un canto, e dall’altro atta a tralignare in demagogia e in fazione e diffondere l’ignoranza in luogo della scienza, è adattatissima al genio, alla capacitá e alle mire dei gesuiti e dei loro clienti, i quali hanno paura dei libri e non riescono

(1) La Francia e l’Italia ne hanno una gran dovizia. Tra i francesi primeggia L’univers e tra i nostrali La civiltá cattolica (leggi «gesuitica»), che dicesi compilata dai padri. Trovi infatti nella piú parte degli articoli quello stile sdolcinato e lezioso che è loro comune; e in alcuni, se mal non mi appongo, le smancerie proprie, le sguaiataggini, i guizzi, gli scambietti e i caracolli del padre Curci. Io reputo questo foglio piú profittevole di molti altri, come quello che chiarisce gl’italiani qual sia la civiltá sperabile dalla Compagnia.