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e la spacciano a ritaglio. Ma il minuto traffico non può stare senza il commercio grosso e notabile, né la moneta spicciola e volgare senza la preziosa. I giornali sono negli ordini della stampa come i soldati forestieri nella milizia, i quali giovano come aiuti, ma nocciono se fanno il nervo della battaglia. Cosi la letteratura alata dei fogli cotidiani, settimanali, mensili, è utile come ausiliare, non come principale. Sola, indisciplinata, aspirante a concentrare in sé la somma ed esercitare il monopolio delle cognizioni o almeno a timoneggiarle, essa rovina le lettere e le scienze non meno che la politica. E snatura la libertá della stampa, frodandola del suo fine; giacché quando questa se ne va tutta in giornali, non conferisce piú ai progressi dell’incivilimento, come quello che versa nella maturitá del sapere e nella bontá delle sue applicazioni. E per ultimo pregiudica a se stessa, imperocché nel modo che la democrazia ha d’uopo dell’ingegno per non trascorrere in demagogia e disfarsi, e che la scienza elementare e mezzana ha mestieri della sublime per non fermarsi e retrocedere; medesimamente i giornali abbisognano dei buoni libri per nutrirsi, impinguarsi, cansar gli errori e le preoccupazioni faziose, distinguere il vero dalle apparenze, trasformare il senso volgare e comune in senso retto. Essi sono la di volgarizzazione, il sunto, il fiore della scienza dei libri, e però la presuppongono. E dovendo concorrere a educare e costituire la pubblica opinione, non possono adempiere questo ufficio se contengono dottrine false o, alla men trista, frivole e superficiali; esprimendo il pensiero incerto e vagante del volgo, anzi che quello dei sapienti, che sono, a cosi dire, la mente e la ragione, cioè la parte piú elevata del pensiero dei popoli. Lascio stare che la leggerezza degli scritti periodici esclude l’efficacia, come quella che nasce dal pregio e dal polso delle dottrine.

Posto adunque che i giornali abbiano bisogno dei libri, vano e contraddittorio è il voler supplire ai libri coi giornali. Imperocché, sebbene i compilatori fossero tutti cime d’uomini, non potrebbero recarvi quella perfezione che ripugna alla forma propria di tali scritti. I quali non sono suscettivi di trattazione